SITO AGGIORNATO IN DATA 22 GIUGNO 2025
In questa sezione sono riportate ricerche degli ultimi anni relative all'elenco dettagliato dei morti della peste di Noja del 1815-16.
La coltivazione dell'uva da tavola si diffonde a Noicàttaro all'inizio del 1900.
I primi tendoni sperimentali furono realizzati nel 1924 dal prof. Vito Di Pierro con la collaborazione tecnica del prof. Giuseppe Musci.
L'uva da tavola oggi è il riferimento più importante nell'economia nojana.
Nella sezione si propongono alcuni rari documenti della festa dell'uva a Noicàttaro nel 1962.
Reperti archeologici rinvenuti all'inizio del 1900 nel territorio di Noicàttaro, esattamente nelle contrade di Calcare e Cipierno in particolar modo. Testimoniano la presenza sul territorio nojano della cultura Peuceta e Corinzia fin dal IV a.c.
Attualmente questi reperti sono conservati presso il Museo di Santa Scolastica a Bari. Per maggior conoscenza della storia è utile leggere "L'Oro di Noja" e "NOA" di Vincenzo Roppo.
Nicola Positano De Rossi (1861 - 1935),
avvocato e giornalista,
sindaco di Noicattaro dal 1891 al 1892
autore del libro "Noicattaro Fascista"
Nella sezione è possibile visualizzare il libro "Noicattaro Fascista", scritto da Nicola Positano De Rossi. Il testo raccoglie una serie di articoli e discorsi politici dal 1925 al 1926. Il Positano nato nel 1861, frequentò i corsi di giurisprudenza a Bologna conoscendo il poeta Giosuè Carducci. Ricoprì ruolo di consigliere nella Banca Provinciale di Bari e nell'Acquedotto Pugliese. Recentemente è stata intitolata a lui la piazzetta del fossato adiacente al castello Carafa.
Nella sezione sono proposti manifesti e volantini pubblicati nei primi anni del ventennio fascista a Noicàttaro.
Raccolti e letti da Romano Sorino e Vito Didonna
In occasione dei 100 anni della fondazione dell'Università di Bari ad opera del dottore nojano Prof. Nicola Pende, sono andato a Roma per consegnare al nipote dott. Vito Pende la pubblicazione da me curata per ricordare l'evento. Prima di incontrare il dott. Pende, avendo tempo a disposizione, mi sono recato al cimitero del Verano dove si trova la tomba di Nicola Pende. Il Verano è il cimitero monumentale di Roma, molto grande, esteso per 85 ettari circa, e quindi è stato complicato trovare la zona di sepoltura del Prof.nojano. Alla fine, dopo aver girovagato tra tombe illustri, i Martiri della Liberazione, Bruno Buozzi, Goffredo Mameli, Vittorio Gasmann, Marcello Matroianni, sono entrato nel portico dell'Arciconfraternita dei Trapassati e nel reparto VII ho trovato, in fondo al corridoio sulla sinistra in alto, un loculo contenente i resti del Prof. Nicola Pende e di suo figlio Angelo. Dopo una preghiera e una breve sosta, mi sono diretto all'appuntamento con il dott. Vito Pende per la consegna dei preziosi volumetti dedicati da Maria Zaccaro, Presidente Lute nojana, ai componenti della famiglia Pende residenti a Roma, Stella Pende e Stefania Sandrelli. Tutto questo nella giornata del 3 febbraio 2025.
Vito Didonna
Simboli della Passione a Mentana
Tempo fa mi sono recato a Mentana, in provincia di Roma, perchè incuriosito da immagini che ritraevano i simboli della Passione di Cristo collocati nel locale Museo Garibaldino. Mentana è una città di 22.000 abitanti situata nella zona dei Monti Sabini, ad est della capitale Roma. Nel 1867, nelle campagne e nel territorio urbano della cittadina avvenne la famosa battaglia tra le truppe garibaldine e i soldati del Papa e truppe francesi. Garibaldi voleva annettere Roma e lo Stato Pontificio al Regno d'Italia ma questo fu impedito soprattutto dalle truppe francesi dotate del nuovo fucile Chassepot che aveva una gittata di tiro di quasi 1200 metri. Garibaldi fu sconfitto e tra Camicie Rosse ci furono quasi 300 morti.
A Mentana, per ricordare l'evento, è stato costruito un museo che raccoglie i reperti della battaglia, ma anche un ossario che contiene i resti di 90 soldati garibaldini. Nel museo sono conservati, tra fucili e camicie rosse, alcuni simboli della Passione: la corona di spine, l'occhio di Dio e il gallo che secondo gli storici facevano parte degli oggetti personali di Garibaldi ed erano simboli della Massoneria di cui Garibaldi faceva parte.
Il museo di Mentana è organizzato molto bene e per l'occasione mi sono fatto accompagnare da Vito Di Lauro, esperto di armi storiche, che mi ha spiegato nel dettaglio le fasi della battaglia e le armi utilizzate.
Vito Didonna
Da tempo ormai i testi di storia riportano due modi per indicare il vecchio toponimo di Noicattaro: Noya e Noja. Va detto che entrambi i modi sono stati utilizzati nel passato per designare la stessa città di Noicattaro nei documenti ufficiali, generando spesso confusione. E questo dipendeva essenzialmente dalla storia di presenze politiche nel territorio come gli Spagnoli, i Francesi o anche da influenze linguistiche del latino medievale: è stato anche uno dei motivi per cui si cambiò il nome di Noja in Noicattaro nel 1863.
Tuttavia questa mia nota dovrebbe chiarire, con il repertorio fotografico, che nella maggior parte dei casi Noja va riferito al vecchio toponimo di Noicattaro, mentre Noya è da riferirsi al cognome di una nobile famiglia, i Baroni Noya di Bitetto, che possedevano terre, masserie e palazzi nel circondario. Per esempio la Masseria del Gallinaro o del Barone nel territorio nojano e palazzi a Mola di Bari e a Bitetto. E per delimitare le proprietà terriere venivano utilizzati i cippi in pietra con i simboli della famiglia, come nel caso di quello riprodotto conservato nel castello di Cellamare.
Nel repertorio è presente anche un documento importante del Catasto onciario del 1700 che rimarcava lamentele sulla tassazione ingiusta per la popolazione, come anche foto dell'occupazione della masseria del Gallinaro nel 1980 circa, da parte di una cooperativa di giovani nojani. La suddetta masseria venne acquistata successivamente da un imprenditore molese, Sante Radogna, che ha provveduto al restauro dell'edificio per un uso ristorativo.
Vito Didonna
Trascrizione
Catasto onciario di Noja.
A Carlo III di Borbone, Re per grazia di Dio di Sicilia e di Napoli, duca di Parma e Piacenza ecc.ecc.
Avendo la clemenza del nostro Amatissimo Monarca e Signore avanti gli occhi il sollievo dei suoi fedelissimo vassalli e considerando colla sua mente il cattivo stato in cui si trovano le Università del Regno per ragione che il carico dei loro debiti non viene ripartito secondo le sostanze di ciascuno cittadino, ma la maggior parte caricato sopra la minuta gente che non potendo soffrire quel peso di tasse di gabelle e di altri dazi imposti, viene ogni giorno angustiata e trapassata dagli esattori e gabellieri, destinati per le Università istesse.
Onde per rimediare la Maestà Sua a questi inconvenienti ha stabilito che si formasse in questa terra il Catasto ed apprezzo generale con cui verrà ripartito il peso pro rata secondo le sostanze di ciascuno, ed il povero contribuirà volentieri a quel tanto che gli sarà imposto.
Questa Università con facilità esigerà ciò che a ciascuno viene tassato senza che venga interessata o bersagliata da commissari e la Maestà Sua goderà della felicità in ivi questi suoi fedelissimi vassalli viveranno quindi e che dovendosi in detta nostra terra procedere alla confezione del generale catasto ed apprezzo e quello perfezionato con tutti i requisiti necessari per le leggi, le regole prescrittevi, e per darsi principio devonsi per questa Università eliggere, precedente pubblico parlamento, sei persone non esenti dalla mediocre e li restanti altri due dall’inferiore, che siano tutti e sei timorati di Dio, non inquisite, e di ogni eccezione maggiori, ed intese degli affari e sito dell’Università suddetta come anche dai suoi cittadini ed abitanti dei beni medesimi e dei forastieri che in tenimento e distretto di questa Università posseggono anco come deputati possano discutere le rivele che saranno esibite così da tutti i cittadini come dai forastieri e\o esaminarle minutamente.
Come anche devonsi eliggere quattro estimatori anche non esenti dalla Regia Giurisdizione, due dei quali siano cittadini di detta terra e due forestieri delle terre più vicine di conosciuta probità per l’apprezzo dei beni. Suddetti timorati di Dio e intesi del valore e della rendita dei territori e di alcune cose di campagna informati e pratici al più che sia possibile delle contrade del di loro distretto e dei veri attuali possessori dei territori e di altri effetti e che abbiano cognizione dei confini in quanto alla giurisdizione onde si eviti quanto più si possa ogni controversia, acciocchè l’apprezzo generale si regoli con giustizia senza la menoma parzialità per chiunque sia.
Inoltre acciocchè detto apprezzo come base fondamentale del Catasto venga perfezionato, si deve assegnare a degli apprezzatori eliggendi uno scribente pratico dei nomi dei presenti possessori degli stabili per annotare e descrivere l’apprezzo e doversi anche questi eliggere in pubblico parlamento a soddisfazione di tutti i cittadini…
Nel giorno di domenica di tenere detto pubblico parlamento nel luogo solito e consueto per fare la detta elezione, ordiniamo e comandiamo in nome della Maestà Sua a tutti qualsivoglia persone di qualunque stato, grado e condizione siano che in detto giorno di undici Domenica del mese di novembre all’ora in circa secondo il solito da farsi simili parlamenti in questa università, debbono intervenire nel detto pubblico parlamento e dire il loro parere nella detta elezione delle accennate sei persone per deputati e delli detti quattro estimatori e scribente affinchè sortisca con soddisfazione e piacimento comune e senza togliere alcuna, consederando ogni uno che dalla buona elezione dipende il buon regolamento dei loro interessi e perciò dovendo ben riflettere alla qualità delle persone suddette eligende e acciò che venga in notizia di tutti e non si possa da alcuno allegare causa d’ignoranza abbiamo fatto il presente bando presentandovi la debita relata.
Novembre 1751
Firme:
Giambattista Iacobi, Sindaco.
Leonardo Di Bari, eletto.
Michele Lapesara, eletto.
Giuseppe Antonio Siciliano, eletto.